CHI SIAMO


L’uccello ha il nido,
il ragno la tela,
l’uomo l’amicizia.
(William Blake 1757-1827 )

 

Amici. Un’amicizia nata senza nessuna parola importante : né albe umide, né notti senza fine ,nessun eroe in mezzo a noi. Nessun patto d’onore o di sangue.

NOI. Conosciuti sulla strada, e poi cresciuti li’. È stato il TEMPO, è stato lui l’unico a scegliere; ha scelto chi dovevamo essere, chi sarebbe rimasto, chi avremmo dovuto salutare. E adesso siamo qui , noi. Compagni di vinazza. Di serate consumate su tavoli di osterie in compagnia di bicchieri svuotati in fretta, di bottiglie che si rompono, di radio che suonano indiavolate, di urla che non trovano il tempo di essere ascoltate, di bestemmie che si sprecano, di occhi "velati" che si posano su calze smagliate, di pisciate contro muri già fin troppo usati, di persone accasciate su qualche sciacquone a vomitare pensieri e lamenti; notti di lampioni che si spengono.

Questi siamo NOI. Siamo noi con i NOSTRI giorni passati al bar, dove i Campari sono più rossi del tramonto, e tra odor di brioche e vapori di bianco non proprio doc, ci passano sotto gli occhi tante storie.

Storie che non hanno voglia di essere raccontate, fin troppo brutte per essere raccontate, storie di gente dai denti gialli di tabacco. E intanto fuori da quelle cazzo di vetrine, troppo tristi per essere vere, troppo vere per non guardarci attraverso, lì fuori, si consuma sempre lo stesso meticoloso rito: sigaretta spogliata, filtro ciucciato, hascisc incastrato nel filtro, accendino che scalda i desideri, fumo e tabacco mischiati in un veloce tango, cartina, rollata, filtro, tassatura. Qui sta metà dello sballo, l’altra metà è fumarselo.

E dopo ogni giorno di nuovo cala la notte , e qualcuno decide che 800Km sono lontani solo prima di arrivare se da trovare c’è l’AMORE. Altri l’amore scelgono di cercarselo dietro l’angolo, perché anche se ci sarà da pagare sarà comunque un momento di vita calda e umida: abbiamo dato retta al cuore e qualche volta all’uccello.

Ma chi non ha paura? Noi ne abbiamo, paura di perdere, cosa non importa. Paura di non avere respiri da ascoltare, né pelle da accarezzare, paura di amare troppo, paura di non trovarsi, paura di polveri passate maledettamente vicine alle nostre fessure umide e impazienti. Paura di non raccogliere tutto quello che il Divin Buffone ci offre.

In mezzo a tutto questo passiamo la nostra vita, e ognuno lo fa a modo suo.

Ci sono quelli che vorrebbero dimenticarsi di averne una, ci sono quelli che la guardano e basta, quelli che la giudicano. Ci sono quelli che l’annusano, quelli che la sorseggiano perché tutta d’un fiato è troppa. Ci sono quelli che pregano perché finisca il prima possibile, ci sono quelli convinti che quella degli altri sia migliore. Ci sono quelli che si fanno cadere in poltrona, vorrebbero rialzarsi, ma non ce la fanno. E poi ci sono quelli che fanno una cosa qualsiasi, che ad esempio si mettono a correre.

È il nostro caso.


Un grazie particolare a Daniel Pennac,
a Vinicio Capossela, ai Pearl Jam
(vitalogy A PALLA) ai miei amici,
alla mia morosa che non so 
come fa a sopportarmi.